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Arabia Saudita: Ahmad Al Shamri, condannato a morte per ateismo e blasfemia. "Gli atei non sono terroristi"

L’Uaar ha scritto una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e una all’ambasciatore sauditain Italia per portare all’attenzione di entrambi il caso di Ahmad Al Shamri, cittadino saudita in carcere condannato a morte per “ateismo e blasfemia” nel 2015 e del quale dall’aprile 2017 non si ha più alcuna notizia.

L’iniziativa si inserisce nella call to action “Atheists are not Terrorists” lanciata dall’International Humanist and Ethical Union (Iheu, di cui l’Uaar fa parte) che invita a scrivere alle ambasciate locali dell’Arabia Saudita per sapere in quali condizioni si trova Al Shamri, per chiederne la liberazione e per denunciare la violazione di basilari diritti umani quali la libertà di coscienza e quella di espressione.

«Come Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti — si legge nella lettera che l’Uaar ha inviato al presidente del Consiglio — siamo dalla nostra nascita nel 1987 impegnati nella difesa del diritto insopprimibile di libertà di coscienza in generale e in particolare di libertà religiosa. Libertà religiosa come diritto umano fondamentale che include evidentemente anche la libertà di non credere. Eppure — prosegue l’Uaar — questa libertà in molti paesi è considerata reato punibile persino con la morte, e i non credenti, proprio perché non appartenenti a nessuna comunità, si trovano a essere ancora più indifesi e senza alcuna protezione. Riteniamo sia fatto obbligo ai paesi occidentali impegnarsi contro queste inaccettabili lesioni dei valori comuni di laicità, di democrazia, di libertà che costruiscono il sostrato indispensabile dei nostri ordinamenti. Lesioni — conclude l’associazione — che nel concreto mettono a repentaglio, quando direttamente non estinguono, la vita umana».

Come denuncia l’ultimo rapporto sulla libertà di pensiero diffuso dalla Iheu, in almeno 85 Paesi al mondo atei e agnostici subiscono gravi discriminazioni: in 30 (perlopiù Stati islamici o con una popolazione a maggioranza musulmana) le discriminazioni sono gravissime. In 12 di questi Paesi (Afghanistan, Iran, Malesia, Maldive, Mauritania, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Somalia, Sudan, Emirati Arabi Uniti,Yemen) l’apostasia può essere punita con la condanna a morte. Di questi, cinque (Afghanistan, Iran, Nigeria, Arabia Saudita e Somalia), cui va aggiunto il Pakistan, prevedono la pena di morte anche per il reato di blasfemia.

L’auspicio dell’Uaar è che il governo anteponga la difesa dei diritti umani agli strettissimi rapporti mantenuti dall’Italia con l’Arabia Saudita. Perché è soprattutto da questi gesti che si misurano la dignità di un paese e la volontà della sua classe dirigente di migliorare il mondo in cui viviamo.

 

Questo il modello di mail che invitiamo a inviare a: ambasciata.saudita@arabia-saudita.it

Oggetto: “Appello per Ahmad Al Shamri”

Eccellenza,

vorremmo portare alla Sua attenzione la situazione del Suo cittadino Ahmad Al Shamri che, secondo i media, è stato condannato a morte nell’aprile del 2017.

Siamo preoccupati per la mancanza di informazioni sulla sua situazione e vorremmo venisse accertato se è ancora detenuto e qual è la sua posizione legale.

Abbiamo saputo inoltre che è stato condannato con l’accusa di apostasia o blasfemia, “per ateismo”. Riteniamo che tali imputazioni contravvengano al diritto di libertà di pensiero e di espressione e vorremmo chiedere maggiori informazioni sul reato e sulla condanna inflitta.

Attendiamo fiduciosi notizie da parte Sua.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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