Apple: condizioni di lavoro estreme e sfruttamento minorile in Cina

Ultimamente si parla tanto dei nuovi smartphone che la Apple lancerà sul mercato probabilmente a settembre 2013. Ma accanto al semplice “gossip” tecnologico c’è un’altra notizia, diffusa dal Wall Street Journal, che in questi giorni getta un’ombra sui prossimi prodotti in uscita dall’azienda della mela morsicata.

Già in passato la società fondata da Steve Jobs era stata coinvolta negli scandali legati alla Foxconn, in Cina, e alle surreali condizioni di lavoro, nelle quali i lavoratori cinesi assemblavano quello che poi sarebbe diventato l’iPhone5.

E oggi a quanto pare la storia si ripete: il China Labor Watch, Ong con sede a New York che ha il compito di controllare le condizioni di lavoro nelle fabbriche cinesi, ha denunciato oltre 80 violazioni al codice del lavoro, tra i quali anche lo sfruttamanento del lavoro minorile, proprio all’interno della Pegatron, uno dei più grandi partner della società di Cupertino con sede a Taiwan, in cui si starebbe lavorando ad alcuni componenti del nuovo iPhone low cost e che, nel giro di 4 mesi, avrebbe ampliato la propria forza lavoro da 50.000 lavoratori a marzo a circa 70.000.

Il report del China Labor Watch rivela condizioni di lavoro pessime: da un’attesa di 30 minuti solo per poter entrare in fabbrica, a docce fredde e dormitori angusti. Inoltre sembrerebbe che le ore di lavoro settimanali andrebbero oltre le 60 ore a settimana previste dai regolamenti Apple con turni di 11 ore e guadagnando appena 1,50 dollari l'ora per un totale di 268 dollari al mese, ossia neanche la metà di quanto è stimato un salario mensile medio (che si aggira sui 700 dollari).

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