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 Home page > Attualità > Cronaca > Anche la trattativa con la mafia era a loro insaputa

Anche la trattativa con la mafia era a loro insaputa

Immaginate per un momento che, dopo l'attentato in America alle torri Gemelle dell'11 settembre, venisse fuori da una indagine della magistratura, che i vertici dello stato americano (tramite funzionari della Cia o dell'FBI) avessero trattato con Al Qaeda per trovare un accomodamento.
Che razza di scandalo, anche per l'opinione pubblica, sarebbe scoppiato.

Le bombe della mafia nell'estate del 1992 sono state il nostro 11 settembre.
Al momento, se escludiamo la magistratura (e nemmeno tutta, da quello che ho capito), della trattativa Stato mafia (per trovare appunto un nuovo apparentamento, nuovi accordi, nuovi riferimenti politici-mafiosi), interessa a poche persone.

Non solo, ma ieri la relazione conclusiva della commissione antimafia di Pisanu, è stata pure un autoassolvimento della classe politica, coinvolta nell'inchiesta. 

"Ci furono tra le due parti convergenze tattiche, ma strategie divergenti: il Ros voleva far cessare le stragi, la criminalità organizzata voleva svilupparle fino a piegare lo Stato".

 

“Sembra logico parlare, più che di una trattativa sul 41bis, di una tacita e parziale intesa tra parti in conflitto” e dunque possiamo dire “che ci fu almeno una trattativa tra uomini dello Stato privi di un mandato politico e uomini di Cosa nostra divisi tra loro e quindi privi anche loro di un mandato univoco e sovrano. Ci furono tra le due parti convergenze tattiche, ma strategie divergenti: i carabinieri del Ros volevano far cessare le stragi, i mafiosi volevano invece svilupparle fino a piegare lo Stato”.

È un insulto alla nostra intelligenza: si vuole scaricare tutte le responsabilità sul Ros e gli altri investigatori

”La trattativa Mori-Ciancimino partì molto probabilmente come un’ardita operazione investigativa che, cammin facendo, uscì dal suo alveo naturale. Ne uscì, forse, per imprudenza dei carabinieri e ancor di più per ambizione di Vito Ciancimino“. Ciancimino, infatti, “aveva tutto l’interesse a elevare i propri contatti al rango di vero e proprio negoziato tra Stato e mafia, col proposito di porsi come intermediario e trarre vantaggi personali dall’una e dall’altra parte. Per questo richiese con insistenza interlocuzioni politico-istituzionali che però non ottenne”. E Cosa nostra? Secondo la relazione di Pisanu, “acconsentì alla trattativa e pose con il ‘papello’ le sue condizioni. Tuttavia si mantenne su una posizione di forza, innalzando la minaccia delle stragi. I carabinieri, anche sollecitati da Ciancimino, cercarono coperture politiche e, per quanto ne sappiamo, non le ottennero”.

Dunque la cancellazione del 41 bis, la chiusura delle super carceri, l'avvicendamento di Mancino con Scotti (e anche di Martelli), l'arrivo di Di Maggio al Dap, sono tutti espisodi casuali?
Gli investigatori hanno agito all'insaputa di ministri, presidenti e onorevoli?
Ma stiamo scherzando?

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.133) 11 gennaio 2013 19:11

    Se una particolare forma di criminalità organizzata, che ha nel rapporto con la politica la sua caratteristica più significativa che la differenzia da altre forme di criminalità organizzata (trafficanti di droga, banditismo, gangsterismo urbano, ecc. ...), dopo 150 anni è più che mai viva e vegeta, la conclusione non può che essere una: non si è voluto distruggerla.

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