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Amnesty International: “Otto cose da fare subito per arginare la crisi dei rifugiati”

I rifugiati attualmente nel mondo sono 19,5 milioni: 5,1 milioni palestinesi sotto il mandato dell’Agenzia Onu per il soccorso e il lavoro (Unrwa) e 14,4 milioni sotto il mandato dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (nella foto l’arrivo di alcuni rifugiati sull’isola di Lesbo in Grecia).

Da dove arrivano quei 14,5 milioni di persone? Leggete l’elenco dei 10 principali paesi di provenienza: Siria, Afghanistan, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Repubblica Centrafricana, Iraq ed Eritrea. Paesi dove sono in corso guerre, dove c’è una forte persecuzione etnica e religiosa, dove sono al potere dittatori.

E ora leggete l’elenco dei 10 principali paesi di accoglienza: Turchia, Pakistan, Libano, Iran, Etiopia, Giordania, Kenya, Ciad, Uganda e Cina. Nessuno fa parte del G8 o dell’Unione europea.

Complessivamente, i paesi in via di sviluppo ospitano l’86 per cento dei rifugiati del mondoLa Turchia ospita due milioni di rifugiati, il Pakistan un milione e mezzo, il Libano un milione e 115.000. Da soli, questi tre paesi ospitano il 30 per cento dei rifugiati registrati a livello globale dall’Unhcr. In Libano vi sono 232 rifugiati ogni 1000 abitanti, in Giordania 87.

Quest’anno a giugno, l’Unhcr ha stimato che almeno 1.153.300 rifugiati necessitassero di reinsediamento a livello globale, il 22 per cento in più rispetto al 2014 e il 67 per cento in più rispetto al 2013. Ma nel 2014, solo 27 paesi hanno offerto posti per il reinsediamento, accogliendo in tutto 105.200 rifugiati, un decimo del totale. Di questi, 73.000 sono stati accolti dagli Usa, il 70 per cento del totale.

Queste cifre, ma in rete se ne trovano molte altre, hanno portato oggi Amnesty International ad accusare i leader dei paesi ricchi di un “catastrofico fallimento morale”. In Europa si srotolano bobine di filo spinato, si varano leggi per impedire gli ingressi, si litiga sulle quote di ricollocamento, si lanciano allarmi razzisti e xenofobi come se fossimo sopraffatti dalla crisi dei rifugiati. Come abbiamo visto, non è così. Per assumere lo stesso onere del Libano, l’Unione europea (mezzo miliardo di abitanti) dovrebbe accogliere – distribuendoli in 28 paesi – 115 milioni di rifugiati. Che, per fortuna, non ci sono.

Gli appelli umanitari sulle crisi dei rifugiati sono costantemente, e spesso gravemente, sottofinanziati. Ad esempio, alla data del 2 ottobre, l’appello umanitario dell’Onu per i rifugiati siriani aveva ricevuto solo il 46 per cento della somma necessaria, mentre quello per i rifugiati del Sud Sudan era arrivato appena a un miserevole 17 per cento. Le conseguenze per i rifugiati sono devastanti per quanto riguarda la disponibilità di cibo, medicinali e altre forme di assistenza umanitaria.

Le crisi dei rifugiati terminano quando vengono affrontate le loro cause di fondo. Gli stati dovrebbero cercare di porre fine ai conflitti e alle massicce violazioni dei diritti umani, ma raggiungere questi obiettivi è difficile e richiede tempo.

Tuttavia, Amnesty International ritiene che per mitigare l’impatto devastante della crisi globale dei rifugiati, i paesi più ricchi potrebbero fare delle cose da subito. Almeno otto:
1. Finanziare in modo continuativo, sufficiente e sicuro gli appelli sulle crisi dei rifugiati
2. Rispondere positivamente a tutte le necessità di reinsediamento
3. Creare percorsi sicuri e legali per i rifugiati (facilitando le riunificazioni familiari, introducendo visti umanitari, mettere a disposizione dei rifugiati parti dei programmi di concessione di visti per motivi di lavoro o di studio)
4. Salvare le vite umane durante le traversate in mare e non solo
5. Permettere l’ingresso nel territorio ai rifugiati che arrivano alla frontiera
6. Combattere xenofobia e razzismo
7. Combattere il traffico di esseri umani
8. Ratificare globalmente la Convenzione sullo status di rifugiato e sviluppare un robusto sistema nazionale sul diritto d’asilo

Il prossimo mese in Turchia si riunisce il G20. Sarebbe bene che i leader globali non uscissero dalla riunione prima di aver adottato un piano complessivo e concordato sui rifugiati, magari accogliendo le otto richieste di Amnesty International.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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