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 Home page > Attualità > Cronaca > Amanda e Raffaele liberi. Il colpevole è il magistrato

Amanda e Raffaele liberi. Il colpevole è il magistrato

Amanda è libera. E con lei anche Raffele Sollecito. La Corte di Assise d’Appello di Perugia ha assolto i due giovani per non aver commesso il fatto, ribaltando la sentenza di primo grado che vedeva condannati l’una a ventisei, l’altro a venticinque anni. Una sentenza quindi che non lascia adito a fraintendimenti. Cade infatti l’ipotesi più ventilata, quella di un’assoluzione per insufficienza di prove. Le prove sono sufficienti eccome, secondo i giudici, e scagionano totalmente Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Non lo sono, invece, per quelli che, fuori dal tribunale, urlavano vergogna.

Le sentenze non si discutono, si accettano, si dice. Non in Italia comunque, dove anche quello che dice la Bibbia è suscettibile di interpretazioni contrastanti, addirittura opposte. Sebbene sia doveroso precisare che non solo l’Italia si è distinta per l’accanimento con cui si è prodigata nel seguire questa vicenda, è evidente che noi padroni di casa non siamo stati affatto inclini a cedere agli inglesi e agli americani il primato di santi inquisitori che ci siamo cuciti addosso, per quanto si siano spesi anima e corpo per sottrarcelo. Non entrerò nel merito della vicenda processuale, di cui peraltro poco mi interessa. Quello che conta, alla fine di un procedimento, è la sentenza. Non solo si può, ma si deve resistere alla disgraziata tentazione di improvvisarsi giudici per criticare questa o quella decisione della Corte.

Gli italiani, tra il boia e il morituro propendono sempre dalla parte del boia, qualsiasi sia la colpa del morituro. E sebbene non ci fossimo ancora riavuti dalla cantonata presa con Michele Misseri, non abbiamo esitato a ripeterci appena si è presentata un’occasione. Prova, questa, che se gli italiani fossero tutti giudici non ne azzeccherebbero una. Qualcuno potrebbe obiettare che spesso nemmeno i giudici l’azzeccano. È vero, ma almeno loro lo fanno con cognizione di causa. In effetti c’è la sottile ma diffusa idea che un processo, per quanto sia complesso e articolato, debba seguire un determinato corso, ma quale sia questo corso – il giusto corso – sta a noi singoli stabilirlo a seconda della parte per cui propendiamo. E laddove non coincida con quello reale, siamo legittimati a urlare la nostra vergogna.

La sentenza di Perugia getta certamente un’ombra sulla morte di Meredith. Ma ne getta una ancora più grande sull’Italia moralista e inquisitrice. Quell’Italia che non critica i politici sottratti dal voto dei colleghi alle inchieste dei magistrati perché scampati al corso naturale della giustizia, ma perché li ritiene, esplicitamente o implicitamente, già colpevoli. A ben vedere, non fa rabbia che i parlamentari godano di immunità o che non si esimano dal farne puntualmente ricorso. Fa rabbia il fatto che siano colpevoli. A priori e senza sentenza. Si badi, spesso è lecito credere che non siano innocenti, ed è assolutamente legittimo farsi un’opinione in merito.

Quello che dovrebbe però smuovere le coscienze non è la propria idea sulla colpevolezza di una persona, quanto l’uguaglianza nel trattamento di fronte alla legge. Lo stesso vale per Amanda e Raffaele. Chi ha urlato vergogna, si spera lo abbia fatto non perché fermamente convinto della colpevolezza dei due giovani, ma perché, dopo una così lunga vicenda processuale, aveva oramai bisogno di un colpevole, chiunque esso fosse. Di buone intenzioni, si sa, è lastricata la via dell’inferno, e per questo è lecito credere che i cori di protesta fossero tutti mossi dall’urgenza di assicurare giustizia alla povera Meredith. Ma non è ragionando con la pancia che si è reso un favore alla disgraziata.

Fino a prova contraria si è innocenti, questa è una regola che vale da sempre. E proprio perché vale da sempre, viene continuamente infranta. Ieri si è giocata una partita anomala. Non si doveva decidere se Amanda e Raffaele fossero colpevoli o innocenti. Si doveva decidere chi fosse il colpevole tra loro e la pubblica accusa. Chi era fuori dal tribunale era pronto a fischiare o gli imputati o i magistrati.

L’importante era avere qualcuno da fischiare, ed è toccato ai giudici, rei di non aver confermato la sentenza di primo grado emanata da un altro tribunale. In un’Italietta che si trascina ancora residui e sapori da Sant’Uffizio, fa sorridere che il suo primo ministro sia contestato proprio per il suo rapporto con la giustizia. Il vero guaio è che l’Italia e la legge non vanno proprio d’accordo. L’idea che i cittadini hanno delle regole non è meno aberrante di quella che ne ha chi li rappresenta politicamente.

Si dice che gli italiani debbano essere tutti uguali di fronte alla legge. Ma la Legge è uguale di fronte agli italiani?

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Elisa Lai (---.---.---.156) 4 ottobre 2011 15:14

    Aprire la pagina Facebook de "Il popolo viola" e trovarci innumerevoli post sul tono di "Io speravo in almeno 30 anni", "Quella pu****a di Amanda adesso può uccidere ancora", "Stranamente è rimasto in carcere il povero nero" è molto avvilente. Soprattutto perché Il popolo viola si fa promotore di un certo principio democratico, della fiducia nella magistratura, e perché io stessa credo in quei principi. Certo, i post sono degli utenti, ma che dire del post degli amministratori della pagina, che riporta quanto scritto dai 99 posse? In carcere rimane solo il guaglione nero. Allora la giustizia italiana è da celebrare solo quando fa piacere al proprio ideale?
    Se cediamo al complottismo cieco, finiamo per rotolarci nella solita solfa delle toghe rosse, che per l’occasione diventano a stelle e strisce.

  • Di Luigi Iovino (---.---.---.236) 4 ottobre 2011 16:03
    Luigi Iovino

    Auguri a Raffaele e Amanda per la riacquistata libertà dal Comitato Spontaneo Cittadini Contro la Malagiustizia.

    Speriamo di tutto cuore che il PM e quanti hanno sostenuto l’accusa sia stati in buona fede..., ma...

    avete idea di quante persone sono vittime di MALAGIUSTZIA alla cui base c’é la malafede dei magistrati... ??? http://youtu.be/AacFaTs0fck

  • Di paolo (---.---.---.64) 5 ottobre 2011 15:05

    Rispondo alla tua domanda di chiosa :La legge non può essere uguale di fronte agli italiani per il semplice motivo che non tutti gli italiani sono uguali di fronte alla legge .

    Qui non si tratta di discutere mediaticamente un processo ,che sarebbe cosa del tutto ridicola , ma di valutare un quadro generale ,una immagine flash di come si rappresenta la giustizia in questo paese .
    Nel merito del processo Meredith Kercher, tre erano gli imputati : una bionda yankee superprotetta dai media americani(e non solo ), un belloccio(si fa per dire) calabrese di " buona " famiglia e un " nero" ( Ghede’) di cui non fregava nulla a nessuno e senza santi protettori .
    Chi è rimasto in carcere ?
    Anche il mio gatto aveva previsto che con avvocati del calibro della Bongiorno (con annessi e connessi) sarebbe finita cosi’ .Per la 1° corte gli indizi (oltre alla testimonianza di Ghede’) erano forti e chiari , per i giudici d’appello erano aria fritta .
    Giustizia è fatta ? boh ! e chi lo sa . Se devo giudicare dai processi di Silvio appare chiaro e limpido che in questo paese chi dispone di potenti mezzi può ritagliarsi una giustizia per proprio conto . E non è un caso che ad esultare sono i media antigiudici , nella logica che se assolvo giustizia è fatta , se condanno è "giustizialismo " o peggio ancora eversione .
    Quindi , al netto dei possibili errori umani , questo è il quadro che offre la giustizia italiana.
    C’è poco da fare.

  • Di L’olandese volante (---.---.---.64) 5 ottobre 2011 16:11
    L'olandese volante

    Ciao Paolo, leggo sempre i tuoi commenti che spesso condivido, a volte disapprovo, ma mai disdegno. Detto questo, che il processo non abbia fatto, e forse mai la farà, giustizia, è probabile. E sinceramente, di chi sia stato ad accoppare la povera Meredith non me ne frega poi molto. Non ho mai prestato molta attenzione a casi di cronaca come questo, per l’accanimento ossessivo e i moti di pancia che scatenano, a dispetto di tanti altri casi di cronaca che hanno una minore presa sull’immaginario collettivo e una maggiore rilevanza sociale. E infatti l’articolo - come anche il tuo commento - a tutto si riferisce fuorchè all’esigenza nazionale di appurare la verità su Meredith. Adesso, io non mi ritengo nella condizione di poter valutare l’operato di questi magistrati, né di dire se abbiano assolto o meno a tutti i doveri che il loro ruolo e la loro professione prescrivono. Tante altre persone, credo la maggioranza, sono nella mia stessa condizione, non avendo probabilmente mai letto una carta e non avendo soprattutto la preparazione necessaria a farsi una valida opinione sullo svolgersi dei fatti. E per fortuna. Altrimenti sarebbero degli ossessionati. Tuttavia, vedere tutta quella gente fuori dal tribunale (e anche in rete) urlare vergogna per la sentenza fa un po’ riflettere. Non credo che sia gente ossessionata, solo gente con il sanguigno istinto di boia mancati. Volevano un colpevole da mandare alla berlina. Forse sarò irrispettoso verso molti, ma credo che spesso gli italiani non vedano l’ora di ergersi a giudici ed emanare sentenze di condanna. Gli italiani, non va dimenticato, sono anche quelli di Piazzale Loreto, una delle pagine più tristi della nostra storia.


    Il sistema giuridico fa acqua, sono d’accordo con te, e il delitto di Perugia ne è solo l’ultima prova. Tuttavia, e mi ricollego alla tua iniziale risposta, la legge ha validità per una comunità se quella comunità la ritiene valida. Anche nei momenti in cui rischia di perdere credibilità, la fiducia della gente in essa dovrebbe in teoria rimanere salda, e laddove non sia possibile, non sfociare certamente in caciara. Se la giustizia italiana è in questa condizione, una parte di responsabilità è anche degli italiani, che con la giustizia non sono mai andati d’accordo e l’hanno sempre considerata a mo’ di suppellettile qualora andasse ad intaccare i loro interessi. Quindi, al netto delle tante eccezioni, questo è il quadro che offrono gli italiani. C’è poco da fare. A presto smiley
  • Di paolo (---.---.---.141) 7 ottobre 2011 11:32

    Si però anche dare sempre addosso al popolo bue rischia di diventare qualunquismo . Che gli italiani abbiano un pessimo rapporto con la giustizia è vero in parte ,probabilmente vale per chi ha da rendere conto di qualcosa ,non credo proprio che sia un assioma generalizzato . Semmai ci può essere diffidenza , credo anche giustificata .
    Tuttavia le leggi le fanno i legislatori (e se penso a chi c’è in Parlamento mi vengono i brividi) e i giudici devono farle rispettare . Poi per farle rispettare bisognerebbe anche mettere la macchina in condizioni di funzionare , ma lasciamo perdere ,diventerebbe un discorso troppo lungo .

    Io non penso che gli italiani (in genere) siano diversi dai tedeschi o dai francesi , è che là le cose funzionano mentre da noi no .E se non funzionano è per responsabilità ben precise , ossia perché c’è la volontà politica di non farle funzionare .
    ciao

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