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Alle Tremiti: non solo gabbiani e diomedee, ma anche altri simpatici incontri

Chi ha la ventura, per ferie o da fugace visitatore, di giungere e soggiornare nel meraviglioso arcipelago pugliese, già prima che la nave o l’aliscafo attracchino alla banchina, si rende immediatamente conto della diffusione stanziale di un numero indefinito di grandi volatili marini – gabbiani e, esclusiva del posto, diomedee - , vero e proprio elemento integrante dell’ habitat naturale di queste propaggini rocciose e in buona parte verdeggianti appena al largo del Gargano.
 
Le due specie di uccelli nidificano e si rifugiano, per dormire, all’interno degli altrettanto innumerevoli anfratti dei dirupi costieri, mentre, durante il giorno, stazionano, se ne stanno appollaiati, zampettano, vivono un po’ ovunque: sui terrazzi delle costruzioni, sui muretti dei giardini e dei campi, sulle barche, sulle auto, per le stradine.
 
La quotidianità di tali pennuti si snoda, insomma, senza limiti di spazio, tanto che persino il loro canto (chissà se sia giusto chiamarlo così!), sgarbato e se si vuole alquanto stonato, è oramai giunto a mimetizzarsi e a confondersi con i rumori e le sonorità in genere che accompagnano gli atti e i movimenti delle persone, al punto che lo si avverte appena e non sistematicamente.
 
Ma, oltre che dalle colonie di gabbiani e diomedee, l’attenzione dell’ospite nelle Tremiti è colpita dalla presenza di un consistente numero di cani, esclusivamente cani da caccia, bellissimi esemplari di setter irlandesi e di meticci, tutti di buona levatura, che schizzano agili e veloci nelle loro silhouette omogenee di un caldo marrone.
 
Tanti amici dell’uomo, dunque, qui, però, non sotto padrone, anzi privi di guinzagli e assolutamente liberi. Tale ultima aggettivazione, peraltro, tutto vuol essere meno che sinonimo di “randagi”, trattandosi, infatti, di animali che denotano singolare signorilità e compostezza di approccio e di relazione con le persone, tratti educati veramente impensabili: si avvicinano discreti, chiedono e attendono carezze, porgono le zampe, ma sempre con stile.
 
Si prova un’autentica gioia a vederli scorazzare, di corsa e allegramente, da un punto all’ altro di San Domino, fin giù alle calette, non esitanti, quando ne avvertono l’estro e il bisogno, a prendersi un rinfrescante bagno.
 
Dall’aspetto fisico, ci si rende conto che ai simpatici quattro zampe non devono mancare gli alimenti, come pure i siti dove ripararsi e rifugiarsi durante la stagione inclemente.
 
In definitiva, danno l’idea di creature spensierate e felici, una situazione che, il giorno d’oggi, per il pianeta cani, e non soltanto per i cani, non è propriamente facile e scontata.
 
Ciò, alla faccia e, occorre dirlo, a disdoro degli sventurati cacciatori i quali, molti anni addietro, si determinarono, per egoismo e incoscienza, ad abbandonare sull’ isola i primi esemplari dei loro pur preziosi aiutanti: per buona sorte, i medesimi si sono poi accoppiati e riprodotti, crescendo man mano di numero.
 
Messaggio carino: i cani delle Tremiti si fanno benvolere dai turisti.
 
Un piccolo pensiero di chi scrive, collegato ad una recente breve vacanza nelle isolette pugliesi : “In pieno crepuscolo, il cielo recava uno sfondo di venature con nubi sottili dalle fantastiche tinte pastello e, per effetto di ciò, dalla finestrella del mio capanno, la distesa calma del mare vicinissimo appariva alla stregua di elegante copriletto di un rosa tenue e insieme dolce. Tale quadretto mi ha generato dentro una sensazione di mero struggimento”.
 

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