All good children

I children protagonisti sono quattro adolescenti quasi ancora bambini, tra loro due fratelli , Eoin e Dara che hanno perduto la loro mamma, e che dal loro papà vengono affidati per un tempo ad un'amica in Francia. La mancanza della mamma è latente, una presenza-assente che i ragazzi s'industriano di riempire con altri affetti e col loro legame stesso. C'è con loro una bella gatta grigia, ben curata, Eoin dirà a Dara "era della mamma", una reliquia sacra da custodire. Entrano in contatto con una coppia inglese che ha altri due figli a sua volta, saranno loro compagni di giochi.

Ma quella mamma che manca non può non avere scosso entrambi e il più fragile dei due, Dara. C'è un'aria bucolica (ambientato nelle campagne del nord francese) sotto la quale qualcosa “brucia”. Le inquadrature buie, le immagini di cose già vissute e di altre solo sognate che spesso si presentano a Dara, il soffermarsi della macchina da presa su particolari della natura, la colonna sonora, un'inquietudine latente, perfino la gatta che si mostra infine riottosa alle carezze, fanno presagire un epilogo tragico, una vicenda che per mano dei bambini ci conduce al dramma.

Dara è colui che si dimostra più cagionevole alle emozioni, s'innamora di Bella, la figlia disinibita della coppia inglese, le vuol regalare la loro gatta, la reliquia sacra. Con Eoin dapprima aveva complicità e giocava, poi sempre meno. Individua una casa abbandonata e cadente, dall'aspetto sinistro che sarà scenario della tragedia: ne avrebbe fatto un rifugio, un nido per sé e Bella ma emerge la sua gelosia quando la ragazza s'interessa a Eoin. Equilibri precari di adolescenti, e dirompenti. Film semplice ma accurato, di buona fattura.