Alemanno, l’omicidio Sandri e la sentenza non gradita

Le democrazie moderne appoggiano sulla divisione dei poteri: Legislativo, Esecutivo, Giudiziario. Le quotidiane deroghe a tale principio cardine portano in Italia all’accettazione di un sistema di governo di sapore "vagamente" neofeudale.

«Chiederò spiegazioni ai ministri Maroni e Alfano e al capo della polizia Manganelli. Mio figlio è stato assassinato dallo stato e ora lo stato mi deve giustizia». Lo ha detto il padre di Gabriele Sandri, il tifoso ucciso l’11 novembre del 2007 nell’area di servizio Badia al Pino.

’’Questa sentenza francamente non la comprendiamo. Noi vogliamo che giustizia sia fatta. In giornata mi metterò in contatto con i ministri della giustizia e degli interni proprio per avere garanzie sul fatto che il processo di appello possa rendere giustizia alla famiglia e a tutti gli sportivi romani’’. Così il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

Non entro nel merito di una vicenda drammatica: questo articolo non è una disamina della vicenda giudiziaria, dei suoi esiti, della loro condivisibilità.

Voglio solo porre l’attenzione sulla gravità dell’ennesimo esempio di una ormai inconscia deriva culturale che dimentica l’essenzialità dell’equilibrio fra i poteri quale cardine della democrazia in questo paese.

La sentenza non è ancora definitiva, il nostro sistema giudiziario prevede ben tre gradi di giudizio. Le sentenze, civili o penali, sono competenza del potere Giudiziario.

Suggerire a più riprese e in più occasioni che uno dei tre poteri sia assoggettabile a una qualsivoglia potestà superiore, significa ingenerare l’accettazione di un modello di tipo neofeudale, nel quale ci si riferisce per la risoluzione dei problemi al signore locale.

Non è la prima volta, né la più grave: numerose ingerenze sono state negli ultimi tempi non solo suggerite, ma messe spudoratamente in atto. Quello che mi ha colpito, in questo caso, è stato il fatto che il cittadino abbia di sua iniziativa dichiarato di volersi rivolgere ad altro interlocutore per far valere le sue posizioni.

Giuste o meno, non è questo il punto: il punto è che il principio aberrante di far sentire le proprie rimostranze rivolgendosi a quello che si ritiene il più forte (tanto ben rappresentato nel cinema, nella letteratura, nella musica e nella storia stessa del nostro paese da farlo ritenere quasi un costume nazionale) pare aver trovato piena ufficializzazione nelle coscienze degli italiani, diventando normale.

Chi ha creato il suo consenso elettorale abbandonando il percorso della piena realizzazione della Costituzione formale e seguendo invece quello dell’ufficializzazione della Costituzione materiale del paese (una sorta di fotografia della costituzione reale che regola il paese, consistente in quanto della Costituzione formale è stato finora recepito dalla società), se non addirittura un chiaro percorso di ripudio ed allontanamento dai valori Costituzionali, ha fatto presa sulla pigrizia, l’ignavia, l’insofferenza alle regole e la paura del cambiamento dei cittadini: strategia efficacissima in termini di consenso ma, quantomeno, di dubbio valore sociale: e dagli esiti prevedibilmente imprevedibili.

Commenti all'articolo

• Di Attanasio Incazzato (---.---.---.58) 17 luglio 2009 10:41

  Che Disgrazia,
  nessuno può fare liberamente ormai il suo lavoro che arriva un altro che lo scavalca e cerca di aggiustare le cose secondo un interesse o altro.
  Gli attori di questa tragedia sono in primo luogo il ragazzo deceduto al quale bisogna garantire giustizia e la sua famiglia. L’autore dell’omicidio secondo il nostro ordinamento giuridico dovrà essere giudicato e probabilmente detenuto per un congruo periodo di tempo con i noti scopi rieducativi.
  Tutto il resto è pura propaganda.
  I tifosi gia di per se autodelegittimati non fanno altro che peggiorare le cose : cosa pretendono che Spaccarotella venga giudiacato in seduta comune con i migliori ultrà della Lazio secondo il metodo del gioco della morra dove giudici e pubblici ministeri faranno da barman e svuotaposacenere ???
  Stanno facendo di una questione di giustizia una ola da stadio, il disordine da loro causato durante l’enunciazione della sentenza è imbarazzante e offensivo proprio per Gabriele che non c’è più.
  Mi dispiace per i genitori e le persone care del ragazzo ma questi appelli, questi raduni che il padre vuole fare non hanno nulla a che vedere con la morte del figlio.
  Se fossi un suo parente un amico gli direi che non tornando più Gabriele di dedicare l’energia a cose buone quando ne avra la forza come invogliare i giovani a seguire lo sport in modo civile, come cercare di interrompere questo circolo vizioso di facinorosi e poliziotti che si inseguono le domeniche in giro per l’Italia.
  C’è una minoranza di italiani a cui non piace il calcio e subiscono tutto questo specialmente nelle città.
  IN quanto ad Alemanno, rappresentando le istituzioni è imbarazzante che remi contro e mi sorprende che non lo abbia fatto per le sentenze assolutorie nei confronti del suocero Rauti accusato di fatti ben più gravi.
  La giustizia non è un supermercato !!!
  Signor Sindaco rappresenti le istituzioni tutti i giorni e lasci che i giudici facciano il loro lavoro.
  Sarebbe contento se Berlusconi o il Ministro dei lavori pubblici la chiamassero ogni tanto per rivedere i provvedimenti con la sua firma ? Sono sicuro di no, dunque se lo fa per mantenere alta l’attenzione dei laziali sul suo operato e farsi votare alle prossime elezioni lasci perdere poichè qui si tratta di un ragazzo che ha perso la vita, lei si dedichi a Roma che ne ha tanto bisogno.
  Attanasio

  Commenta un articolo Respondi al commento Segnalare un abuso nel commento Permalink