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Al crepuscolo... con Stephen King

A metà degli anni ’90 scoprii Stephen King e me ne innamorai al punto da acquistare (rigorosamente usati alle bancarelle di via Po a Torino) l’opera omnia fin lì edita in italiano.

Ricordo con tensione l’avventura incredibile di It, così come il crollo e la rinascita del mondo de L’ombra dello scorpione.

E poi i lavori firmati Bachman che mi sembrarono subito ancora più forti e cattivi. E ancora quell’amore spassionato per i racconti del "Re del terrore", più liberi e letali dei romanzi, da Scheletri a Quattro dopo mezzanotte.

Da allora ho continuato a comprare ogni nuova uscita ma (grazie al cielo!) non sono più fossilizzato sulla sua firma, nè tantomeno sul genere.

Come sapete spazio attraverso qualunque cosa scritta il mondo proponga (Susanna Tamaro esclusa!) e trovo godimento in Pamuk, come in Wallace, come in Tolstoj.

Tuttavia ogni volta che torno a leggere cose di King è un pò come tornare a casa, rifugiarsi in un porto sicuro di cui conosco ogni anfratto e che comunque riesce in qualche modo a stupirmi.

E tuffarmi in Al crepuscolo ha avuto il solito effetto.
Non è certamente l’opera migliore dello scrittore del Maine ma alcuni dei racconti sono interessanti.

Mi son preso la briga di analizzarli (molto in breve) uno per uno.

Willa
L’idea di base è buona ma non nuova. Incidente ferroviario. I (presunti) sopravvissuti cercano di venire fuori da una situazione che non riescono a spiegarsi, fino a quando si renderanno conto del loro nuovo ruolo nel mondo, accettandolo.

Torno a prenderti
Classica situazione di inseguimento. Una ragazza fugge sulla spiaggia con un maniaco alle costole. Ma prima c’è tutta una parte ben più interessante con la ragazza chiusa e legata in casa in una folle lotta contro il tempo nel tentativo di liberarsi. Forse il migliore della raccolta, anche per la violenza di alcune scene (condite da un filo di splatter).

Il sogno di Harvey
Un (terribile) sogno che sembra avverarsi. Buona tensione, sembra che il racconto ci guidi ad un finale scontato... e poi...

Area di sosta
Come trovarsi nei guai senza colpe. Una di quelle lunghe strade americane, un’area di sosta, naturalmente di notte. John sente le voci di un uomo e di una donna che litigano, le violenze di lui, le botte. E decide di intervenire... ne pagherà le conseguenze.



Cyclette
Quante volte vi è capitato di rompervi le scatole a pedalare da fermi sulla vostra cyclette? Allora si può disegnare sul muro un bosco ed una strada. Solo che se poi il disegno diventà realtà?
Molto buona la costruzione della vicenda, lineare e ottimamente costruita. Ci si trova ad aspettare il finale con ansia.

Le cose che hanno lasciato indietro
Inevitabile racconto legato all’11 settembre. Un sopravvissuto (quel giorno per caso non era in ufficio) vede apparire oggetti appartenuti ai colleghi e non riesce a liberarsene. La sua mente fatica a restare lucida.

Pomeriggio del diploma
Uno di quelli che ho preferito. Immediato, rapido e soprattutto senza spiegazione. La massima espressione delle possibilità lasciate dal racconto come genere letterario. Non vi rivelo nulla.

N.
Qui si sfocia in Lovecraft in maniera abbastanza evidente. La disfunzione ossessivo compulsiva di un paziente finisce per contagiare anche il suo analista. Ma è la mente dei due a vedere una porta su u altro mondo o esiste veramente?

Il gatto del diavolo
Si può assoldare un killer per far fuori un gatto? Probabilmente si se l’animale ha negli occhi qualcosa di diabolico. Racconto in verità abbastanza anonimo.

Il "New York Times" in offerta speciale
Di nuovo una storia di vita oltre la morte, o per lo meno di un momento di passaggio tra le due realtà. Una donna riceve una telefonata dal marito morto in un incidente aereo pochi giorni prima. E lui sa bene dove si trova.

Muto
Un passaggio ad un autostoppista è una delle situazioni più classiche dell’horror. E se poi l’autostoppista è sordomuto si può anche approfittare per sfogarsi e raccontare i propri drammi. Il finale è un pò scontato ma il racconto è godibile.

Ayana
Ancora (e tre) il rapporto con la morte. Una sorta di staffetta costringe l’eletto a salvare vite umane. Più una condanna che un potere divino. Mi è piaciuto soprattutto per la non linearità della vicenda. Si capisce tutto... ma con calma.

Alle strette
Se soffrite di claustrofobia non è il racconto per voi. Come vi sentireste chiusi in una cabina WC di quelle chimiche, ribaltata per terra e immersi nel liquame? Naturalmente al buio e sotto un sole bollente.
Peccato per il finale che avrei gradito diverso, più cinico. In un racconto, il buon King avrebbe potuto permetterselo.

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