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Agricoltura intensiva: come la coltivazione di frutta è tutt’altro che naturale

Sfamare più di 6 miliardi di persone è chiaramente per la natura un compito estremamente arduo, soprattutto se si considerano i tempi molto più lenti rispetto alla vita umana in cui gli equilibri naturali fra animali e piante si modificano e si fissano. Ma la forzatura dell’uomo è sempre più eccessiva fino a ritorcerglisi contro.

L’agricoltura intensiva è la principale forma di agricoltura praticata oggi dall’uomo. Molto inquinante, affatto ecocompatibile e inutile a sfamare l’intera popolazione mondiale. Già perché così come l’allevamento e la pesca, non solo il 90% dei prodotti agricoli è destinato ai paesi occidentali e avanzati, ma più della metà dei prodotti agricoli è destinato a diventare mangime per gli allevamenti, anch’essi diffusi e dannosi per l’ambiente e per l’uomo.

Un caso rilevante è quello dei frutteti californiani. Chiunque dall’estero venga in Italia a visitare gli aranceti siciliani ne resta innamorato. Già, perché non esiste nulla di simile su larga scala e che dall’aspetto mostri una tale naturalezza e bontà come gli splendidi alberi di arancio mediterranei.

Dopo Sicilia, Spagna e Grecia e i paesi mediterranei, il secondo luogo sul pianeta con un clima mediterraneo è infatti la California e qui si producono anche vini, oli e tutti i prodotti tipici dell’area mediterranea. Ma se si considera la quantità di cibo consumata dagli uomini nei paesi occidentali, soprattutto negli Stati Uniti e se si considera che spesso non viene rispettato il ciclo naturale di produzione di frutta delle piante, ecco che l’agricoltura intensiva sembra essere l’unica soluzione possibile.

Ma i costi sono altissimi.

In California si estendono immense distese di alberi da frutto disposti in maniera regolare a una distanza ben precisa l’uno dall’altro come a formare immense scacchiere. Ma il terreno non è erboso come ci si aspetta in un campo agricolo che contiene alberi. Si trova solo terra.

L’aspetto non è affatto rassicurante, né da l’impressione di essere sano né che quegli alberi siano naturali. Infatti intorno a questi campi non crescono piante selvatiche né si trovano api, vespe o insetti impollinatori di qualunque tipo. Sono piante OGM e l’inseminazione viene fatta artificialmente con piccoli aerei destinati a uso agricolo.

I promotori degli organismi OGM sostengono che se mangiassero gli insetti, non mangeremmo noi umani, perché sono tanti e veloci e attaccano molte piante. I metodi naturali di contrasto, ad esempio delle farfalle o dei parassiti, sono poi troppo lenti ad agire e le persone al supermercato si aspettano di trovare tutta la verdura e frutta che vogliono e che basti per tutti. Inoltre si ritiene che se la manipolazione genetica sia positiva per l’uomo nello scongiurare malattie, non può essere nociva se praticata su piante e animali.

Ma così facendo quello che potrebbe essere un vantaggio all’apparenza si rivela estremamente dannoso per l’uomo sul lungo periodo. Gli antiparassitari potentissimi di cui vengono inondate le piante OGM non solo uccidono i parassiti ma anche gli insetti impollinatori, fondamentali per la riproduzione naturale delle piante e per la vita sulla Terra, ma possono anche rendere batteri e quegli stessi parassiti più forti.

La natura è evoluzione ed è molto probabile che animali e parassiti si adattino. È già successo in alcuni casi che ad esempio delle falene si siano adattate a dei campi OGM e resistono agli antiparassitari. Anche l’uomo mangiando quegli alimenti o gli animali nutriti con OGM, può sviluppare resistenze a farmaci come antibiotici e non essere in grado di proteggersi da batteri divenuti più forti che nel passato.

Per non contare lo sfruttamento dei terreni destinati all’agricoltura intensiva, che vengono progressivamente svuotati di tutte le risorse nutritive necessarie alla vita di qualsiasi essere vivente. Sul lungo periodo questa strada intrapresa dall’uomo potrebbe causare gravissimi danni sia all’ecosistema intero della terra che alla sopravvivenza stessa dell’uomo.

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