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Adriatico, continua l’incubo della trivella selvaggia

 

Sembra di vivere un incubo dove retorica e interessi di facciata sovvertono una realtà ben delineata, e l’unica certezza da questo punto di vista è quella di avere una classe politica formata da incapaci non più in grado di capire niente e pronta solo ed esclusivamente a cercare di garantire la propria sopravvivenza.

Il Ministro dell’ambiente Corrado Clini intervenendo a Bari in un convegno a “Mediterre” ha rilanciato le ragioni, riguardo le trivellazioni nell'Adriatico, della “Regione del Mediterraneo” dove occorre promuovere un approccio che coinvolga tutti gli attori politici e imprenditoriali. “Questo non può, continua il Ministro, essere limitato o bloccato da un fanatismo ambientale in nome del quale ogni intervento viene percepito come “contra-naturam”; bisogna, invece, spingere – come ha fatto la Regione Abruzzo con il Progetto Powered (ossia eolico offshore nell’Adriatico) oggi presentato dal Governatore Chiodi – sull’innovazione tecnologica e sull’ecoricerca per provare ad attrarre capitali provenienti dall’estero che, potendo contare anche su una normativa in via di semplificazione, possano sentirsi agenti del cambiamento che si vuole realizzare in Italia.

E il cambiamento deve declinarsi – conclude il Ministro – sintetizzando le ragioni della tutela e riqualificazione del patrimonio ambientale e naturalistico (sulle trivellazioni petrolifere potrebbe esserci, infatti, un cambio di rotta in presenza di un’alternativa pulita che renda inutile l’approvvigionamento energetico dal petrolio poiché il fabbisogno necessario potrebbe essere recuperato da fonti rinnovabili) con quelle di un necessario progresso produttivo ecosostenibile ed industrialmente accettabile, valorizzato da percorsi di ricerca innovativi e che siano finanziati adeguatamente, che comporti anche la possibilità di creare nuovi posti di lavoro”.

Per la Puglia ci sono già 14 autorizzazioni già concesse che si vanno ad aggiungere alle centinaia di autorizzazioni già concesse in altre regioni e il Presidente Vendola ha detto: “Alzeremo le barricate”. Nel frattempo 40 europarlamentari italiani hanno chiesto alla Commissione europea di “riesaminare urgentemente gli aspetti legislativi per vietare ricerche offshore nelle zone turistiche e a forte vocazione peschereccia”.
 
La metodologia air-gun che viene usata nei lavori di prospezioni, si legge nell'interrogazione, “consiste in violente esplosioni di aria compressa che danneggiano il pescato e l'intero equilibrio marino. Nel territorio è sviluppata una fiorente economia turistica, con la presenza di decine di alberghi, bed & breakfast e villaggi vacanze”.
 
Durante le manifestazioni contro le trivellazioni tenutasi a Monopoli c’era anche una folta rappresentanza dei politici e dei partiti tutti contenti di protestare contro le trivellazioni a favore delle comunità locali che vivono di turismo e pesca.
 
Praticamente questi signori protestavano contro se stessi. Nessun politico, deputato, Presidente della regione, sindaco o assessore ha messo in risalto e ha proposto la cosa più ovvia del mondo, che è quella di alzare la royalty e portarla dal 4% all’80% come avviene negli altri paesi, tipo Norvegia e Stati Uniti.
 
Ma in Italia i nostri politici non sono più credibili: pensano solo ed esclusivamente a cavalcare le situazioni, accentuando un distacco con il proprio territorio e con i cittadini accompagnati da una stampa prezzolata pronta a fare cassa di risonanza sulla malafede e sull’incapacità dei nostri politici.
 
Se si è arrivati a una sensibilizzazzone e a una denuncia di quello che stava per accadere lo si deve solo ed esclusivamente ai due cofondatori della rete delle associazioni contro le trivellazioni Nicola Vascello e Raffaele Vigilante, che grazie alla loro tenacia hanno messo insieme associazioni e cittadini per difendere il basso adriatico e lo ionio dalle trivellazioni selvagge.
 
Sono loro che hanno monitorato e fatto emergere tutte le contraddizioni della politica italiana e sono loro che hanno lanciato la proposta piena di buon senso di portare le royalty allo stesso livello degli altri paesi in modo da non permettere più a nessuna lobby petrolifera di venire a distruggere i nostri mari e la nostra terra per raccogliere bitume di bassa qualità giusto per far arricchire qualche petroliere da quattro soldi e far guadagnare qualche mazzetta al suo complice politico.

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