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Accattonaggio, a Riva del Garda proposta per proibirlo

Accattonaggio come problema sociale o espressione dello sfruttamento dei più deboli da parte di organizzazioni criminali?

Questa domanda se la dovrebbe porre il consigliere di minoranza del comune di Riva del Garda Luca Grazioli (Progetto per Riva) che proprio martedì ha presentato (chiedendo di proibire l’accattonaggio a Riva) un’interpellanza in materia chiedendo al sindaco Mosaner una risposta scritta sull’argomento.

Accattonaggio, a Riva del Garda proposta per proibirlo

L’interpellanza si basa unicamente sul presupposto che l’accattonaggio sia gestito dalla criminalità senza porre, in nessun modo, l’accento sui problemi sociali a monte del fenomeno quali la mancanza di lavoro regolare (extracomunitari), la povertà (anziani), l’ignoranza ed esclusione (donne e minori in prevalenza di origine nomade).

 

Da quanto scrive il consigliere Grazioli nella sua interpellanza: per porre fine alle speculazioni criminali che gravano sui soggetti deboli impiegati nel mendicantato, quali extracomunitari, minori, donne, anziani, per contrastare più efficacemente l’interesse criminale allo "sfruttamento" di chi chiede l’elemosina e per contenere il fenomeno assicurando un’ordinata e civile convivenza, risulta evidente che se il problema nasce dalla criminalità, il fine è la convivenza civile. Come a dire che, se si “annullano” i mendicanti si risolvono tutti i problemi.

La questione “mendicanti” è molto seria e va, sicuramente, affrontata. Ciò che non quadra è la totale mancanza di riferimento alla questione sociale, come se il mendicante derivi unicamente dallo sfruttamento del criminale. Il consigliere dimentica che, se il criminale ha a disposizione persone da sfruttare, ciò deriva dalla situazione sociale in cui versa il mendicante.

Nella questione sociale ci sono due aspetti che andrebbero analizzati: l’indigenza e lo l’uso dei minori.

L’indigenza può derivare sia da situazioni soggettive della persona sia da situazioni indipendenti dalla volontà della persona stessa. In tutt’e due i casi, la persona, se non assistita adeguatamente, può essere facile preda della criminalità.

L’uso dei minori può derivare sia da situazioni familiari indigenti sia da situazioni estreme di povertà ma anche da culture particolari (nomadi). Anche in questo caso, se viene a mancare l’apporto sociale di sostentamento, le persone coinvolte sono facile preda della criminalità.

Non tener conto di ciò e limitarsi a “proibire” l’accattonaggio, non solo non lo risolve, ma dimostra una mancata volontà di risolvere i problemi che stanno alla base.

Da qui derivano alcune domande: i clandestini dovrebbero, per legge, essere espulsi; come mai si pensa a multare l’accattone, che è anche clandestino, invece di espellerlo? E come pensano di far pagare la multa a persone senza fissa dimora? Forse la mandano ai loro sfruttatori?

Per concludere, si potrebbe dire che: nelle società civili, l’individuo, se lasciato a se stesso e al di là della sua cultura, per sopravvivere o diventa vittima o diventa aguzzino. Il “bos” criminale, non è altro che l’espressione negativa della teoria sociale che vuole la persona impegnata in attività redditizie avente come scopo il maggior guadagno. Le vittime sfruttate dal crimine sono l’espressione negativa della teoria del lavoro liberista che vuole la società dipendente dall’economia. Ciò è provocato dal venir meno dell’assistenza ai disagiati che ha come risultato l’impoverimento progressivo di un numero sempre maggiore di persone.

Eliminare dalle strade l’accattone si risolve il problema in termini di pulizia, come fossero carta straccia, ma non delle cause.

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