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Aborto | Quando una scelta personale diventa di pubblico dominio: IVG, pro o contro

“Come mai quando si tratta di noi, è un aborto, e quando si tratta di polli, è un’omelette?” dice George Carlin.

Da scienziato so, non credo, che la vita umana inizia al momento del concepimento. Anche se non sono formalmente religioso, credo con tutto il cuore che ci sia una divinità dell’esistenza che ci fa porre un freno finale e irreversibile a questo crimine infinitamente triste e vergognoso contro l’umanità” controbatte il Dott. Bernard Nathanson.

In queste due asserzioni così tanto diverse è racchiusa l’essenza di uno dei dibattiti più importanti e vigorosi che da molti decenni coinvolge la popolazione mondiale.

Quando si nomina l’aborto le reazioni sociali sono le più varie: c’è chi si rifà al credo cattolico e ad un’etica pro-life per cui l’interruzione di una gravidanza è equiparabile ad un omicidio; chi, invece, convito del libero arbitrio che caratterizza l’essere umano accetta questa decisione e supporta il diritto della donna ad abortire in quanto il corpo è il suo e solo lei può decidere cosa sia giusto fare.

Di Nazione in Nazione, le differenze normative in merito a questa tematica sono tante. La legislazione sull’aborto, inteso come interruzione volontaria di gravidanza, infatti assume diverse sfaccettature e caratteristiche dall’oriente all’occidente. Ai due antipodi si pongono: da un lato 61 paesi in cui l’aborto è sempre permesso (entro un certo periodo della gravidanza), dall’altro 5 in cui è vietato in qualsiasi circostanza. Tra questi due poli troviamo poi una serie di Paesi in cui sono accettate delle eccezioni legate a possibili rischi per la vita della madre e per la sua salute fisica e mentale, casi di stupro o incesto, anomalie del feto che rendono impossibile portare a termine la gravidanza e motivazioni socio-economiche.

In Europa ad esempio: Italia, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania e Grecia rientrano tra i paesi in cui l’IVG (interruzione volontaria di gravidanza) è legale e disciplinata da una serie di leggi; tra i paesi in cui questa pratica è ritenuta illegale troviamo in primis l’Irlanda seguita da Malta dove lo stato non fa eccezione nemmeno in caso di pericolo di vita per la donna.

A questo proposito risultano di grande rilievo i recenti accadimenti avvenuti in Irlanda: il giorno 25 Maggio 2018 la popolazione è stata chiamata alle urne per un referendum ‘rivoluzionario’ sull’interruzione di gravidanza. In questo paese, notoriamente cattolico, nel 1983 è stato aggiunto alla Costituzione un ottavo emendamento (contro l’aborto) per riconoscere uguale diritto alla vita della madre e del feto. Tale legge subì una variazione tre decenni dopo – per consentire l’IVG quando la vita della madre è a rischio – in seguito alla pubblica indignazione nel 2012 per la morte di una donna incinta, alla quale fu rifiutato un aborto. A causa di questa legge, ogni anno circa 5.000 donne irlandesi salgono su un traghetto o un aereo per sottoporsi alla procedura nelle cliniche inglesi, con costi che vanno dai 300 ai tremila euro a seconda dei casi. Di queste almeno un migliaio non potrebbero permetterselo, ed è per queste che alcune associazioni come l’Abortion Support Network lavorano giornalmente, onde evitare “rimedi” illegali come le pillole abortive o soluzioni “fai da te” egualmente rischiose.

I risultati del referendum – il ‘Si’ per il cambiamento della costituzione ha vinto con 66,4% – hanno mostrato il desiderio di cambiamento di questo popolo, che lentamente ha messo in atto una vera e propria rivoluzione per far sì che l’aborto divenisse un diritto, come è stato scritto dagli stessi giornali nazionali. “La finzione di un’Irlanda come Paese cattolico e dogmaticamente conservatore è stata distrutta. Il passato è stato lasciato indietro e una nuova eredità è stata creata…”[1].

Si potrebbe pensare che in Italia la situazione sia molto diversa; dopotutto quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario dall’approvazione della Legge del 22 Maggio 1978, n.194. Ma come si può pensare che vada tutto bene in un paese in cui, nonostante l’aborto sia legislativamente considerato un diritto, le donne presentato evidenti difficoltà nel trovare personale medico non obiettore, disposto ad aiutarle?

Stando ai dati del ministero della Salute (2016), negli ultimi dieci anni il numero di medici obiettori di coscienza è aumentato del 12%. In alcune regioni addirittura, la quasi totalità dei ginecologi dichiara di esserlo. Nel Molise è obiettore di coscienza il 93,3% dei ginecologi, il 92,9% nella PA di Bolzano, il 90,2% in Basilicata, l’87,6% in Sicilia, l’86,1% in Puglia, l’81,8% in Campania, l’80,7% nel Lazio e in Abruzzo.[2] Ma per poter praticare l’IVG non serve solo il ginecologo, è necessaria la presenza di infermieri e anestesisti, ed anche in questo caso gran parte del personale ospedaliero è obiettore di coscienza.

Spesso le statistiche vengono bypassate dai lettori, ma in riferimento a tematiche come questa, non si possono non prendere in considerazione numeri così grandi. Perché?

«Secondo la legge 194 esistono due tipi di interruzione di gravidanza. La prima va effettuata nei primi novanta giorni ed è riconosciuta sulla base di una richiesta motivata della donna. Dopo il novantesimo giorno è possibile solo in caso di precise condizioni di grave pericolo. Per il primo tipo di aborto gli ospedali di buona volontà stabiliscono degli appuntamenti e possono far fronte alle richieste anche assumendo ginecologi esterni a gettone pagati dai contribuenti. Nel caso dell’aborto terapeutico, effettuato dopo il novantesimo giorno, la donna va ricoverata in un reparto di ginecologia e va seguita da un medico non obiettore interno all’ospedale. Questi medici sono ormai pochissimi e quasi tutti in età pensionabile. Nel Lazio siamo rimasti in 7, solo a Roma. Nelle altre province non c’è nessuno.» evidenzia Silvana Agatone, presidente di Laiga (Libera Associazione Italiana di Ginecologi per l’applicazione della legge 194/78).

Inoltre una motivazione importante per cui vanno tenuti in considerazione questi numeri è che, in mancanza di strutture e personale disponibili, le donne si trovano costrette a dover prendere un aereo e andare in altri paesi per abortire o, nei casi più estremi, devono ricorrere ad aborti clandestini, in condizioni igienico sanitarie del tutto inadeguate.

In ultimo anche l’ONU bacchetta l’Italia sull’aborto: troppi medici obiettori di coscienza. Il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite nelle sue osservazioni sulla situazione italiana si dice “preoccupato per le difficoltà di accesso agli aborti legali a causa del numero di medici che si rifiutano di praticare interruzione di gravidanza per motivi di coscienza”.

Una delle motivazioni principali del Movimento Pro-vita- oltre a quelle prettamente etiche del ‘diritto alla vita’- è associata all’idea che l’aborto “provochi gravi complicazioni fisiche nelle donne e aumenti il rischio di tumore alla mammella[3]”.

Ma non tutti la pensano così. Lo stesso presidente di Laiga ha detto «Sono solo bugie, non esistono evidenze scientifiche. La rivista The Lancet ha pubblicato uno studio basato su 13 anni di ricerche dal quale risulta che l’aborto è una delle principali cause di mortalità tra le partorienti ma solo senza le adeguate condizioni di sicurezza. Andrebbe quindi incentivato l’uso dell’ IVG all’interno della legge 194 invece di favorire il contrario».

Alla luce di quanto detto appare evidente nel nostro paese vi sia la necessità di maggiori informazioni rispetto a queste tematiche, nonché una maggiore organizzazione per quanto concerne le strutture ospedaliere che, rimanendo ‘sfornite’ di personale disponibile, non riescono a garantire un servizio così importante per le donne.

Forse sarebbe opportuno in questi casi mettere da parte il proprio orgoglio e le proprie convinzioni e tenere bene a mente che spesso le conseguenze più gravi di queste dinamiche ricadono sulla salute della donna, che va tutelata sotto tutti i punti di vista.

Tirocinante: Alessia Iusi

Tutor: Fabiana Salucci

 

Sitografia

https://www.associazionelucacoscioni.it/wp-content/uploads/2016/09/IVG-nellUnione-Europea-1.pdf

https://www.tpi.it/2017/08/23/abort...

https://www.agi.it/estero/referendum_aborto_irlanda-3884757/news/2018-05-11/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/05/10/referendum-sullaborto-in-irlanda-stop-ai-messaggi-pro-e-contro-su-facebook-google-e-youtube/4347550/

https://www.panorama.it/news/esteri/irlanda-aborto-legale-referendum/

http://www.lastampa.it/2018/05/24/esteri/lirlanda-divisa-vota-sullaborto-le-donne-e-dublino-trascinano-il-s-8dP8lnSqzksCmxgNZhQkGM/pagina.html

https://www.ilpost.it/2018/05/24/referendum-aborto-irlanda/

http://www.repubblica.it/esteri/2018/05/24/news/irlanda_aborto_referendum_diritti-197230944/?refresh_ce

https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/leccezione-irlandese-alla-prova-del-voto

http://www.rainews.it/dl/rainews/ar...

https://www.associazionelucacoscioni.it/aborto-in-italia/

https://www.associazionelucacoscioni.it/obiezione-di-coscienza/

http://www.repubblica.it/cronaca/2016/10/20/news/medici_obiettori_ecco_i_dati_regione_per_regione-150182589/

http://www.lastampa.it/2018/05/22/italia/troppi-obiettori-tornano-gli-aborti-clandestini-2oaOfmycta2YBmipxwDBRJ/pagina.html

[1] Irish Times

[2] http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_...

[3]http://www.lastampa.it/2018/05/22/i... 2oaOfmycta2YBmipxwDBRJ/pagina.html

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