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A populismo non si risponde con altro populismo

Se per populismo si intende quel modo di fare politica per cui a problemi complessi si danno risposte semplici e superficiali, allora di questo male soffre anche una parte dell'attuale opposizione (attuale perché di doman non c'è certezza).


Il paese per giorni è rimasto bloccate dai 47 migranti sulla Seawatch e sull'eventuale processo per il reato di sequestro di persona, per la vicenda di questo agosto, il blocco della nave della marina militare Diciotti.

Gli immigrati, per i populisti, sono un pericolo per il paese perché ci invadono, perché portano delinquenza, perché sono un costo. Ad un problema complesso, il fenomeno dell'immigrazione (di persone che scappano dalla guerra, dalla fame, dalle carestie per i cambiamenti climatici) si risponde con porti chiusi e ognuno a casa propria.

L'opposizione dovrebbe incalzare il governo chiedendo conto degli accordi presi coi paesi africani per creare dei ponti sicuri per fare arrivare le persone che hanno bisogno di accoglienza, gli accordi per rimandare indietro le persone che hanno commesso reati. Dovremmo incalzare il governo chiedendo in che modo intendono aiutare i migranti a casa loro.

Dai migranti, ai problemi economici e alla recessione: a questo l'opposizione risponde tirando fuori i cantieri, le grandi opere, la TAV. Pare che dal tunnel per l'alta velocità delle merci tra Italia e Francia dipendano le sorti di tutto il paese.

Riapriamo i cantieri per dare lavoro, per ridurre l'inquinamento dei camion (si toglie dalla strada 1 milione di tir), per far ripartire l'economia (lo ha detto Salvini, durante la visita ai cantieri).
 

L'articolo di Barbacetto sul Fatto Quotidiano, dove si smonta la bufala del milione di TIR 

Se non facciamo il TAV perdiamo posti di lavoro, diventiamo traditori del Piemonte (così ha scritto il candidato alla regione Chiamparino), rischiamo di dover spendere più di quanto ci costerebbe completarlo. Spendiamo soldi, tanti soldi, ogni anno per le varie emergenze: maltempo, alluvioni, neve, montagne che franano, scuole che crollano.
Eppure tutte queste piccole opere diffuse sul territorio non vengono mai considerate strategiche.

A populismo, quello dei migranti, si risponde con un populismo e mezzo.
Questo paese si è dimenticato del turismo (oggi accorpato dentro l'agricoltura), del settore delle rinnovabili, ha perso l'industria automobilistica e sta lottando per tenere in piedi il settore manifatturiero e alimentare, grazie anche all'export.

Può la discussione politica di un paese come il nostro rimanere bloccata sui migranti bloccati su una nave, sulla sua destinazione (lo yatch di lusso, l'hanno chiamato), sul TAV, sulla mafia nigeriana dentro il Cara di Mineo? Se non è populismo, chiamiamola superficialità, ma non è meno peggio.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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