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A beautiful mind, di Ron Howard

Il film Ron Howard l'ha parzialmente tratto dal libro della giornalista Sylvia Nasar A Beautiful Mind (Il genio dei numeri, matematico e folle - Storia di John Forbes Nash). Ha romanzato quella biografia, o l'ha rivisitata un po' furbescamente in chiave cinematografica guadagnandone 4 Oscar nel 2002, omettendo ovviamente particolari spiacevoli di quella vita. Il regista ci ha benevolmente “ingannati”: fa due film in uno da 140 minuti. La prima parte è quella che assomiglia tanto ad una “americanata” con tutti gli ingredienti tipici: l'intelligenza e il carisma del protagonista Russel Crowe, pure se scostante e difficile ai contatti con le persone, l'amore per la bellissima Jennifer Connelly (da notare che nell'anno del film lui aveva 37 anni e lei 17!), l'intelligenza del matematico utile ai servizi segreti, l'azione, le battute sagaci a ripetizione, gente brava, di successo, uno di quei film dove tutto finirà sicuramente bene coi buoni e bravi che hanno la meglio e … vissero felici e contenti. La seconda parte invece, che sembra proprio un altro film, mostra che l'azione e lo spionismo sono solo immaginati dalla mente malata del matematico Nash. Qui Russel Crowe è stupendamente pazzo e invecchiato, sofferente ma geniale. Nel film si parla di sue allucinazioni, pare che “veda” e ha rapporti con l'amico e compagno di stanza (Paul Bettany) nell'università di Princeton dove si iscrisse con una borsa di studio nel '47 appena 19enne, la nipotina di questi e l'agente Parcher del Pentagono (Ed Harris). Nella realtà Nash non ebbe di queste allucinazioni visive, ma piuttosto immaginava in ogni dove messaggi criptati provenienti da extraterrestri o da spie russe. La diagnosi fu impietosa, schizofrenia paranoide, con ripetuti lunghi ricoveri e gli shock insulinici che appaiono nel film. Nash era spesso vittima delle sue ossessioni, come un pochino tutti siamo, quantomeno delle nostre “fisse” o manìe. Seppe però guarire quasi completamente da esse, fu riammesso all'insegnamento, e nel film il protagonista dice infatti dei tre personaggi che crede di vedere: li alimento perché restino in vita, scelgo di non prenderli in considerazione.

 

Nel 1953 ebbe un figlio che non volle riconoscere e la cui madre egli non volle né sposare né aiutare economicamente. Fu un'altra, Alicia, quella che diventò sua moglie nella realtà, non si sa se bella come Jennifer Connelly... . La sposò nel 1957, ne divorziò nel 1962, si riunì a lei nel 1970 risposandola nel 2001, gli americani sono specialisti di matrimoni e divorzi, seriali. Morirono entrambi in un incidente stradale nel 2015, lui 87enne lei 82enne. Dunque non è escluso che nella cerimonia del Nobel assegnatogli nel '94 egli possa aver pronunciato la più bella frase d'amore che un matematico possa dedicare alla sua amata, o forse la più bella dichiarazione d'amore per la propria compagna: Ho sempre creduto nei numeri, nelle equazioni e nella logica che conduce al ragionamanto... ma dopo una vita spesa nell'ambito di questi studi io mi chiedo.. cos'é veramente la logica? chi decide la ragione? La mia ricerca mi ha spinto attraverso la fisica, la metafisica...(sospiro)..l'illusione, e mi ha riportato indietro e ho fatto la piu' importante scoperta della mia carriera, la piu' importante scoperta della mia vita. E' soltanto nelle misteriose equazioni dell'amore che si puo' trovare ogni ragione logica. Io sono qui stasera solo grazie a te...Tu sei la ragione per cui esisto... Tu sei tutte le mie ragioni...  Celebrativo con qualche lacrima!

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