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 Home page > Tribuna Libera > A Mario Draghi andrebbe fatto un monumento...

A Mario Draghi andrebbe fatto un monumento...

Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, sta svolgendo un ruolo molto importante. E’ il leader europeo che, più di altri, con i fatti e non a chiacchiere, opera perché l’Unione Europea non si disgreghi, in modo tale che si possa ancora sperare che siano costituiti, in un futuro, spero prossimo, gli Stati Uniti d’Europa, una federazione tra i Paesi europei.

Inoltre Draghi, da tempo, tenta di attutire gli effetti profondamente negativi della crisi economica, attuando una politica monetaria chiaramente espansiva, davvero di impostazione keynesiana.

Se ci fossero dei “Draghi” anche nei diversi governi dei Paesi europei a guidare le politiche fiscali, e anch’esse assumessero una natura espansiva, a crisi economica in Europa sarebbe ormai un ricordo.

Di fatto Draghi, pur assumendo formalmente un ruolo tecnico, svolge un determinante ruolo politico, di difensore dell’Unione europea, dei suoi caratteri iniziali, che ispirarono sia i suoi fondatori sia i leader, non molti, che hanno agito concretamente per uno sviluppo dei poteri e delle funzioni dell’Unione.

In Italia, non sono molti a riconoscere il ruolo svolto da Draghi. In Europa costoro sono in un numero maggiore.

E in Europa, però, una parte della sinistra, quella radicale, sbagliando clamorosamente, vede in Draghi il capo di una delle componenti della cosiddetta troika che condiziona pesantemente i governi dei Paesi in maggiori difficoltà economiche.

Sciocchezze, ovviamente.

Può essere utile, ritengo, saperne di più su Draghi, su quanto ha fatto in passato, cosa che può servire a comprendere i motivi in base ai quali attualmente svolge il ruolo che ho fino ad ora delineato.

Draghi si è laureato presso l’università La Sapienza di Roma. Il relatore della sua tesi fu l’indimenticabile professor Federico Caffè, scomparso in circostanze misteriose.

Quindi Draghi fu un allievo di Caffè, uno dei più grandi economisti italiani del XX secolo, il quale può essere definito un keynesiano di sinistra, che si è sempre occupato, nell’ambito della sua disciplina, la politica economica, in modo particolare, degli interventi pubblici da realizzare per promuovere lo sviluppo dell’occupazione e, per questa via, la riduzione della disoccupazione.

E io credo che l’essere stato un allievo di Federico Caffè abbia influenzato molto Draghi, ad esempio nel tipo di politica monetaria che sta portando avanti alla Bce.

Successivamente Draghi studiò al Mit di Boston, e suoi insegnanti furono Stanley Fisher, Franco Modigliani e Robert Solow. E io ritengo che anche gli insegnamenti di questi economisti di così elevato valore influenzarono positivamente il futuro operato di Draghi.

Le sue attività professionali sono state molteplici.

E’ stato docente universitario, direttore generale del Tesoro e governatore della Banca d’Italia. Per alcuni anni è stato anche vice presidente della Goldman Sachs International.

Quindi, è stato sì uno studioso di economia ma ha ricoperto anche incarichi molto importanti che lo hanno spinto pertanto a non essere solo un teorico, tutt’altro.

E proprio l’aver ricoperto incarichi di notevole rilievo, sì tecnici ma anche in parte di natura politica, ha fatto in modo che, oggettivamente, con la sua attuale presidenza della Bce, Draghi svolga un ruolo, in parte, politico.

Un ruolo comunque decisamente positivo e molto apprezzabile.

Per una volta, pertanto, un italiano, nell’ambito dell’Unione europea sta portando avanti un’azione di notevole importanza, con successi evidenti.

E secondo me, il contributo di Draghi per il futuro dell’Unione europea si rivelerà di maggior rilievo di quello, non certo secondario, attribuibile a Romano Prodi, il quale per alcuni anni è stato presidente della Commissione europea.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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