A Gomorra senza diritti e speranze
C’è un altro modello Caserta rispetto a quello offerto dal ministro degli interni Roberto Maroni. Un modello vincente che va aldilà della presenza di militari sul territorio e che supera l’idea repressiva, ottima per delimitare o contenere le azioni criminali, mettendo al centro degli interessi il recupero socio sanitario dell’individuo e quello culturale ed economico del territorio stesso. Un lavoro capillare del quale sono testimone, materializzatosi grazie ai Progetti Terapeutici Riabilitativi Individuali, all’impegno di decine di appartenenti alle Cooperative Sociali e a rappresentanti del Terzo Settore.
Un impegno che ha consentito il recupero dei cosiddetti “matti” che adesso, invece di vegetare presso le strutture ospedaliere, animano e lavorano terreni confiscati alla camorra a Casal di Principe e Sessa Aurunca i cui prodotti hanno già raggiunto, primo caso in Campania, la filiera commerciale, deliziano i palati presso il ristorante NCO di San Cipriano D’Aversa e con armonia si sono integrati con le comunità di questi luoghi.
Adesso, però, a causa dei tagli che la crisi sanitaria campana tutto questo potrebbe svanire.
Ma la domanda che mi pongo è la seguente: perché per il 2010 il piano di rientro seguito dai Commissari ad acta prevede un aumento della spesa per cliniche private e centri di riabilitazione del 10%, mentre per le attività sociosanitarie è previsto un ulteriore diminuzione della spesa del 20%?
Se tutto questo dovesse essere applicato le attività che si svolgono all’interno di questi beni confiscati giungerebbero al capolinea consentendo, così, l’ennesima sconfitta di chi come Peppe Pagano e Simmaco Perillo, insieme ai loro collaboratori, credono sia possibile costruire economie sane e comunità alternative alla camorra. Quello che non compie il crimine organizzato, purtroppo, vede protagonisti, in negativo, il potere dei colletti bianchi.
Pietro Nardiello
http://www.strozzatecitutti.info
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