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A Giorgio Clelio Stracquadanio

Invio una risposta all’onerevole Stracquadanio che si è espresso sulla mia città L’Aquila, definedola una città morta, già da prima del terremoto

A Giorgio Clelio Stracquadanio

All’Onorevole Giorgio Clelio Stracquadanio,
le scrivo in replica alle sue dichiarazioni del 7 luglio 2010 alla Camera dei Deputati a proposito della mia città: L’Aquila.
 
La prima frase che vorrei contestarle è la seguente “…ci vorrebbe qualche parola di verità. La prima affermazione vera che vorrei fare è che il sindaco di una città governa, non incita alla rivolta e non porta la gente in piazza. Il sindaco Cialente è commissario straordinario per il centro storico dall’inizio di questa vicenda…”.
 
Le parole di verità sono le seguenti:
 
1. la manifestazione del 7 è stata organizzata dall’Assemblea dei cittadini”. La stessa ha ricevuto numerose adesioni, tra cui il Comune de L’Aquila e gli altri Comuni del cratere. Il Sindaco, quindi, non ha aizzato nessuno.
 
2. Il SIndaco Cialente non è Commissario straordinario per il centro storico, le sarà sicuramente sfuggito che tale carica è del Presidente della Regione Gianni Chiodi.
 
Mi pregio inoltre di informarla che quelli che lei chiama “qualche problema di urbanizzazione” riferendosi alle 19 New Town, non possono essere catalogati come questioni da relegare a scelte sbagliate riguardanti la etero-localizzazione. Non mi pare corretto che si parli di qualche problema quando questo riguarda, per esempio, la rete fognaria. Tirare su delle case implica che ci sia almeno il minimo di urbanizzazione. Inoltre quando si costruisce ex-novo un insediamento urbano sia che esso sia piccolo e a maggior ragione se lo stesso è grande (la famosa L’Aquila 2), bisognerebbe tener conto non solo dei vincoli paesaggistici, ma anche e soprattutto di quanto lo stesso territorio sia in grado di “sopportare” il numero di persone che incideranno su tale area. Si parla quindi non di qualche problema, ma dei requisiti minimi che i nuovi quartieri debbono avere.
 
Arriviamo poi alle sue considerazioni sull’Università: lei dice “….portando qui alla fine 5.000 manifestanti di una città che conta 60 mila abitanti e 120 mila residenti - considerando il numero degli studenti che risiedono li -….”. Mi pregio di informarla che durante gli ultimi 15 mesi le è sfuggito un dato allarmante e cioè che gli studenti Universitari (i fuori sede) non risiedono più a L’Aquila. Per il “tanto sbandierato” (da lei) rilancio dell’Università, il piano del Governo applicato a L’Aquila nell’emergenza dalla Protezione Civile, non ha previsto nulla, neanche di emergenziale, riguardo la residenzialità studentesca. Gli studenti universitari quest’anno e, chissà, anche il prossimo, hanno viaggiato, spesso anche molte ore al giorno.
 
Con la presente le chiedo di farmi conoscere quali siano state le azioni che lei cita a sostegno dell’Università per farne una nuova Harvard. E’ mio dovere ringraziare il Ministro Gelmini che ha provveduto immediatamente allo stanziamento di fondi atti a ripartire con l’attività didattica e ad aver permesso agli studenti di iscriversi senza pagare la tassa annua. Ma da qui ad Harvard ce ne vuole! Non mi sembra che ci siano stati investimenti sulla ricerca che, le faccio sapere, è già ad altissimo livello senza nessun intervento. Come a dire, eravamo internazionali e competitivi già da moltissimi anni, ma anche questo le è sfuggito. Fare una grande Università in una città terremotata è un’ottima idea, ma mi dovrebbe spiegare come pensa di “ingrandire l’Università” se qui non si riesce neanche a stabilizzare i precari, ad avere fondi per la ricerca che siano quanto meno comparabili a quelli delle citate Università straniere, ad avere alloggi per gli studenti, i servizi minimi per gli stessi. O forse per lei bastava un assetto stradale?
 
Mi domando se lei conosce L’Aquila e gli aquilani, ma da quanto emerge dal suo intervento credo proprio di no: eravamo una città come tante, pregi e difetti, e noi cittadini siamo come tanti, pregi e difetti, non certo quello di sperare di rifare la città a carriolante. Ma evidentemente le è sfuggito anche il senso di quelle manifestazioni.
Mi fermo qui, Onorevole, non senza ricordarle di stilare un elenco di città italiane già morte in maniera che ciascuna di loro sappia che, in caso di calamità naturale non ci sarà solamente il dolore della perdita ma anche, contemporaneamente, quello dell’estrema unzione.
 
Distinti saluti
Giusi Pitari

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