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300 milioni di euro: viaggio tra le spese per il referendum costituzionale e i cittadini alla fame

300 milioni di euro. E’ una cifra ragguardevole. Per molti, un sogno irraggiungibile. Per la politica, quando si tratta di finanziamenti da dedicare alla popolazione, sono una manciata di briciole, nell’immenso calderone del denaro pubblico, che arriva copioso ogni anno nelle casse del Tesoro, e sono soldi nostri. Li versiamo attraverso l’intricata rete di gabelle che siamo costretti a pagare, direttamente o indirettamente.

Questo denaro, dovrebbe essere poi reso ai cittadini attraverso opere strutturali e servizi, invece no. Come ormai sappiamo, per quanto il popolo italiano versi più della metà di un anno lavorativo – nel caso delle imposte dirette – o buona parte del costo di un articolo o servizio nel forziere statale, questi soldi vanno sempre a finire altrove, in altre tasche, in altri rivoli più o meno segreti. Intanto, la nazione è al collasso, il territorio crolla – da Nord a Sud – di servizi ne abbiamo sempre meno e di minor qualità, le scuole sarebbero tutte da rifare, le linee di trasporto pubblico avanzano stancamente, in un infinito mettere le toppe a mezzi che dovrebbero essere dismessi da anni…

300 milioni di euro. Sapevate che è la cifra stanziata nell’ultima Legge di stabilità per il fondo per il pubblico impiego, quello che dovrebbe rendere possibile l’ormai troppo atteso rinnovo del contratto nazionale degli statali

Se n’è parlato nei giorni a ridosso del referendum, di questo rinnovo. Squillo di trombe e tromboni. Grandi annunci. Firme sugli accordi tra governo e sindacati. Ma era solo un accordo, mica la conferma del rinnovo. Fanno sempre così: annunciano un avvenuto accordo, uno stanziamento economico per questo o quel comparto sociale. Ma “accordo firmato” e “stanziamento economico” non significano nulla. Non significa che all’accordo seguirà la messa in atto del rinnovo del contratto o che alla decisione di stanziare una cifra, quel denaro è lì bello e pronto per essere assegnato a chi di dovere.

A riprova di quanto dico, ecco giungere i primi dubbi sul tanto decantato “rinnovo del contratto degli impiegati statali”, la cui unica cosa certa è la firma su alcuni documenti. Effettivamente, di questo accordo i frutti – forse – potrebbero vedersi nel 2017, come si legge sul testo della Legge di bilancio appena approvata, ma a patto che – entro Febbraio 2017 – venga inserito nel testo unico sugli statali, il rinnovo del contratto, fatto assolutamente necessario per formalizzare anche gli aumenti promessi ai lavoratori, che sono stati solo concordati coi sindacati.

Oltre ciò: degli sbandierati “85 euro di aumento in busta paga”, bisogna fare la tara, come sempre. In Legge di stabilità, sono stati stanziati 1,9 miliardi per il 2017 e 2,6 miliardi per il 2018, per ciò che riguarda il pubblico impiego, ma basta fare i conti della serva – come ha fatto il Sindacato Anief – per capire che, al massimo, e se tutto procederà nel giusto verso, l’aumento sarà di circa 20 euro lordi al mese, 14 netti in busta paga: una miseria, dopo tanto clamore.

Ora vi parlerò di altri 300 milioni di euro. Una cifra che ricorre spesso nei discorsi e nei documenti ufficiali della politica nazionale. Sono quelli spesi, sperperati, gettati nei secchioni della spazzatura, utilizzati per la campagna referendaria appena trascorsa. E’ una cifra a spanne, che potrebbe essere maggiore. Soldi pubblici. Ergo, soldi faticosamente versati nelle casse del Tesoro da tutti i contribuenti. Denaro allegramente speso a sostegno di mesi e mesi di propaganda politica, per il SI e per il No.

Un dato: i famosi “comitati per il SI o per il NO”, organizzati dai vari partiti, hanno incamerato un euro a scheda. Per il referendum costituzionale, era necessario raggiungere le 500.000 firme per ricevere il rimborso. Ergo…Ogni comitato ha incamerato almeno 500.000 euro. Non esiste un dato esatto relativo al numero dei comitati che si sono composti sia per il Si che per il No. Oltretutto, a cosa sono serviti? Non certo a informare approfonditamente i cittadini, vista la confusione globale che ha avviluppato questo referendum costituzionale, ma certamente sono serviti a far arrivare un bel po’ di denaro ai partiti promotori.

Oltre ai comitati promotori delle due aree, è necessario poi aggiungere le spese vertiginose realizzate dal solo premier Renzi: tra voli di Stato per correre da una parte all’altra del paese, convegni, comizi, simposi, lettere inviate a milioni di cittadini in Italia e all’estero, ecco che, solo per la propaganda di governo a sostegno del SI, Renzi è riuscito a spendere la non esigua cifra di 3.200.000 euro. In poche parole: la perdita del SI, ci è costato quanto un appartamento di media grandezza in centro a Roma.

Poi, ha vinto il NO. Un NO corale, da italiani stanchi, stufi di essere strizzati come le olive ascolane. Stufi di non vedere mai la fine di una crisi che pesa solo sulle popolazioni e che, palesemente, è stata creata ad arte, per salvare i sistemi bancari e finanziari internazionali, facciano tutti gli errori che vogliono: a pagare, ci pensano i cittadini del mondo. Per tutti i secoli dei secoli.

Ora, pensate per caso che la vittoria del NO al referendum costituzionale, frenerà le smanie di conquista totale che il potere mondiale ambisce ottenere sulle popolazioni? Quando mai… Non penserete certo che le Lobby, i grandi gruppi finanziari, gli USA, la Russia, la Cina e tutto il corollario dei diversamente potenti, lascerà mai la presa.

Avranno già in mente la soluzione migliore per fare quello che si prefiggono da molto tempo: generare un pianeta abitato da miliardi di molecole chiamate “esseri umani” al servizio di quei pochi che stanno nelle stanze dei bottoni. Hanno solo fatto credere a tutti che si, il popolo ha voce in capitolo. Come no: dopo le dimissioni di Renzi, eccoci ai rimpasti di governo, ai finti passi indietro. E che dire del risorgere di certi personaggi politici? Persino Mastella, in questi giorni, fa capolino in tv, a dichiarare le sue opinioni.

Cari cittadini italiani, cari cittadioini del pianeta Terra: aprite gli occhi finalmente. Ciò che sta accadendo oggi, è stato deciso molto tempo fa. Il vero potere non ha limiti temporali. Sanno benissimo che, per cambiare totalmente l'assetto socio economico di un intero pianeta, possono occorrere decenni. E le strategie messe in atto sono talmente semplici e palesi, che solo chi non vuol guardare in faccia la realtà, può non comprendere.

Il potere, non arretrerà mai. La storia ce lo insegna. E la storia che verrà, non sarà migliore di quella attuale. Il processo di cancellazione dei diritti umani, con tutto ciò che significa, è in atto. E ci porterà solo verso un futuro senza garanzie, senza progettualità, senza alcun tipo di obiettivo da raggiungere. Visione catastrofista? No: semplicemente realista. Riflettete su come, man mano, si siano negati i diritti acquisiti in secoli di lotte civili. Sono bastate due leggi e un paio di riforme, approvate in tempi record - altro che cancellazione del bicamerismo paritario - per stroncare la sovranità popolare. E quasi nessuno si è accorto del significato profondo di questi cambiamenti.

"Bolliti a fuoco lento, come le rane". Non ci si accorge di morire. Ma si muore.

Leggete anche: "Riforma Costituzionale: sono gli USA a volerla"

Questo articolo è stato pubblicato qui

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