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27-30/09/1943 - 65 anni dalle Quattro Giornate di Napoli

La motivazione della medaglia d’Oro alla memoria di Gennaro Capuozzo: Appena dodicenne, durante le giornate insurrezionali di Napoli partecipò agli scontri sostenuti contro i Tedeschi, dapprima rifornendo di munizioni i patrioti e poi impugnando egli stesso le armi. In uno scontro con carri armati tedeschi, in piedi, sprezzante della morte, tra due insorti che facevano fuoco, con indomito coraggio lanciava bombe a mano fino a che lo scoppio di una granata lo sfracellava sul posto di combattimento insieme al mitragliere che gli era al fianco.

Sono 65 anni dalla cacciata dei nazisti da Napoli, le famose Quattro Giornate (27-30 settembre 1943 - http://napoilitania.myblog.it/ ).

Io non oso paragonare in meglio o peggio la situazione di allora con quella odierna, ma i nostri nonni non scapparono di fronte alla prepotenza umana, ma si organizzarono per combatterla e cacciarla.

Come allora i nazisti tenevano in pugno Napoli e i napoletani, oggi chi fa lo stesso prepotente mestiere è la camorra, e io non penso che i napoletani sono tutti camorristi, ma quelli che sono napoletani nel cuore possano avere il coraggio di combattere questa piaga e cacciarli.

Molti diranno che la camorra è mezza Napoli, e allora questa mezza Napoli deve soccombere per far rivivere la vera Napoli.

Ma chi erano gli eroi delle Quattro Giornate? Madri, padri, fratelli, sorelle, figli, religiosi e impenitenti, soldati e disoccupati, scugnizzi e studenti, truffatori e brava gente, ricchi e poveri: NAPOLETANI.

Davanti a queste medaglie d’oro, d’argento e di bronzo i tedeschi dovettero firmare la loro capitolazione, la prima resa consegnata ad un popolo civile.


Hanno combattuto per noi, per i figli, per dargli un futuro, noi siamo quei figli, siamo i figli di quella Napoli che non volle soccombere al tiranno.

Molti dicono che Napoli è morta, nossignore, Napoli è malata di un tumore che si chiama camorra e che dopo tanti anni il dottor Stato non è riuscito a fare altro che inguaiare di più il bel Paese.

In quelle calde giornate del ’43, i nostri eroi napoletani non aspettarono l’arrivo degli americani che si trovavano a Torre Annunziata, ma agirono perché non c’era più tempo da perdere, insorsero non per l’Italia o per gli alleati, ma per loro stessi, perché si era arrivati ad un punto critico oltre il quale c’era il baratro.

Oggi, siamo al punto critico e scappiamo via, ma il baratro non lo evitiamo, ce lo portiamo appresso.

Nell’attesa di ricercare un nuovo medico migliore che ci guarisca, proviamo a curarci da soli, proviamo ad organizzarci e combattere la dilagante prepotenza camorristica; in fondo siamo gli stessi NAPOLETANI di 65 anni fa: o no?

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